Un occhio di calici di vetro che ricostruisce la forma del palcoscenico. Gli angeli discesi dalla volta della chiesa. Il tema della giustizia divina. Debutta domenica prossima 31 luglio alle 21.30 l’attesissima “Tosca” di Antonio Latella.Per quest’opera, terzo titolo in cartellone della 41ª Stagione Lirica, il regista ha abbandonato “le letture più consuete – spiega – per lavorare sulle simbologie di cui è pieno il libretto”. Personalità di primo piano del teatro di prosa italiano, egli traduce sulla scena la dialettica tra sacro e profano dell’opera attorniando l’eroina di dodici angeli-danzatori. Ognuno di loro commenta l’azione drammatica, secondo la propria personalità, diversamente da come accade in un coro greco, nel quale le risposte sono date tutte ad una sola voce. Ma i loro compiti sono anche altri. “L’opera è come un film pieno di flashback – conferma Latella -, nel quale la musica evoca in continuazione i personaggi. L’ingresso di Angelotti, per esempio, è accompagnato da un tema che esprime caos, disperazione, speranza, un tema che risuona anche quando lui non c’è. Una presenza degli altri personaggi, che ognuno dei cantanti deve sentire dentro di sé, nello stesso modo in cui sono presenti nello spartito come percorsi musicali. E’ il lavoro che ho affidato a questa sorta di coro”.Nell’affrontare la regia di quest’opera, Latella è rimasto affascinato dallo sguardo di Tosca, tanto da scrivere “Uno sguardo dell’anima, che nella trasparenza delle sue note riflette l’indicibile, ciò che non può essere detto, incluso il rinnegare Dio per amore”. Tosca, con lo sguardo intenso dei suoi occhi neri, s’interroga sulla poesia, l’arte, la musica, l’amore e crede di conoscere la “verità”. Ma, alla fine, scopre che a vincere è la menzogna. “Per noi spettatori increduli – sottolinea Latella – resta la domanda: “Verità o finzione?” e cerchiamo di essere ancora innamorati della vita che ci ha dato la musica per sentirci così vicini agli Dei. E quel salto nell’infinito, che compie Tosca, è la Donna che partorisce amore…è conoscenza. E’ volo degli Angeli”. “Tosca” occupa un posto del tutto particolare nell’ambito del teatro pucciniano, al quale alcuni amano apporre l’etichetta di rappresentazione del mondo piccolo borghese. Al di là delle etichettature, con questa opera ci troviamo di fronte ad una partitura perfetta, che nasce in assoluta simbiosi con il libretto scritto da Luigi Illica e Giuseppe Giocosa, che è, per certi versi, superiore all’originale di Sardou. Puccini supera i luoghi comuni della passionalità e del sentimentalismo per costruire l’opera-chiave di tutto il suo mondo artistico-stilistico. Il melodramma si fonda sull’antagonismo etico fra la coppia dei due amanti e la “sublime” malvagità di Scarpia, che assurge a una dimensione del male unica in tutto il repertorio pucciniano, tanto da sfiorare la dimensione dell’epica. Momento cruciale di questa visione è il Te Deum, che si trasforma in una specie di “messa nera” dove la libido possente di Scarpia si proietta sullo scenario di Sant’ Andrea della Valle. La carnalità si mescola con il sacro in una dimensione del proibito inusitata in Puccini. Altro elemento fondamentale è la morte dei due protagonisti che si coniuga in Cavaradossi con la “disperazione” (dopo il breve inserto eroico del “Vittoria! Vittoria!” nel secondo atto), mentre Tosca vive la propria morte in una dimensione eroica, coerente fino al termine con la statura del suo personaggio.In questo nuovo allestimento, a dare corpo e vita ai personaggi sono: nel ruolo di Floria Tosca, Francesca Rinaldi, che già si è esibita a macerata nel “Satyricon” e in “Francesca da Rimini; Mario Cavaradossi è interpretato da Alberto Jelmoni, che ha già rivestito gli stessi panni sui palcoscenici russi e olandesi; Alessandro Palliaga è, invece, il barone Scarpia; quindi, Francesco Palmieri in Cesare Angelotti, Domenico Colaianni è il sagrestano, Francesco Zingariello; Ugo Gagliardo è Sciarrone, Arturo Cauli un carceriere e Elisa Scarponi un pastorello. Repliche il 4, 7, 11 e 14 agosto. Dirige l’Orchestra f
Sferisterio, alta scuola di trucco teatrale
Sferisterio, alta scuola di trucco teatrale. L’Accademia Arti e mestieri dello spettacolo – Teatro alla Scala di Milano, ha, infatti, organizzato stage formativi, nei comparti trucco, parrucche e direzione di scene proprio nell’ambito della 41 ª Stagione lirica maceratese.
In tutto tre ragazze sono state impegnate attivamente nella sistemazione del trucco e delle parrucche assieme a Rei Ota, direttore di scena per le produzioni curate da Pier Luigi Pizzi.
“E’ stata un’esperienza estremamente interessante e formativa – dichiara soddisfatta una delle allieve, Bianca Perugini, 29 anni, milanese -. Abbiamo potuto esplorare molti ambiti diversi: dalle realizzazioni settecentesche di Andrea Chénier, con tulle e capelli, ai maquillage dell’epoca”. Evidenziata anche l’estrema professionalità della capo reparto, Raffaella Cipollato. “Ci ha seguito moltissimo”, tiene a sottolineare Lucia Cicconofri, la più giovane delle tre, 22 anni, nonché unica maceratese. Per lei e per la sua amica, oltre che collega di studi, Anna Primi, questa esperienza è servita a completare il loro studio del personaggio. “Mi ero già specializzata in scenografia e costumi – spiega Anna, 27 anni, fiorentina -, mentre, invece, fin’ora non avevo mai truccato nessuno, neanche me stessa. Ci hanno ben inserito, facendoci lavorare subito. Avevamo proprio bisogno di questo momento di pratica. Inoltre è stato molto interessante scoprire il mondo dell’opera, vedere come funziona il dietro le quinte”. Le produzioni che le hanno viste impegnate sono state il già citato Andrea Chénier e Don Carlo. “Per la Tosca non abbiamo molto da fare, perché hanno puntato maggiormente sulle scenografie e sugli abiti, veramente fantastici”.
(foto – esempio trucco/parrucca in allegato)

Sei nazioni allo Sferisterio
Almeno sei nazioni allo Sferisterio. Analizzando i dati di vendita alla biglietteria e le prenotazioni già effettuate per le prossime rappresentazioni, è emersa una presenza notevole di spettatori stranieri, provenienti, in particolare, da Germania, Austria, Francia, Spagna e Svezia.
Questi risultati danno ragione alla scelta di organizzare una stagione, in cui, caso quasi unico in Italia, le rappresentazioni cambiano ogni sera. In questo modo si dà, infatti, la possibilità ai turisti, che vengono da lontano, di assistere ad almeno due o tre titoli diversi. L’attrattiva turistica esercitata dal tempio lirico maceratese non è, dunque, affatto da sottovalutare. E’, infatti, indiscutibile che la notorietà dello Sferisterio e il riconoscimento della qualità delle sue produzioni, tra le migliori d’Europa nel campo dei teatri all’aperto, hanno veicolato Macerata e la Regione Marche in numerosi ambienti e Paesi del mondo.
Tutto esaurito. Sferisterio gremito per la Tosca di Latella
Si va verso il tutto esaurito. Gli ultimi biglietti stanno scomparendo rapidamente al botteghino. Cresce l’attesa per la serata del 31 luglio. La prima della Tosca allo Sferisterio sempre più sta assumendo le proporzioni di un evento memorabile. Anche l’attenzione della stampa nazionale è stata richiamata dal lavoro che il regista, Antonio Latella, sta svolgendo da oltre un mese a Macerata.
Questo nuovo allestimento, curato da uno dei più autorevoli registi della nuova generazione, ha mostrato una predilezione per i grandi numeri fin dall’inizio. Tempi e modalità di prove assolutamente teatrali: ben 40 giorni ininterrotti al Palazzetto dello Sport. Si è partiti dalla base. Gli interpreti hanno dovuto, infatti, studiare a tavolino le proprie parti. Non ci sarà avvicendamento dei cantanti nei ruoli. Il cast è lo stesso dall’inizio alla fine, proprio per creare una perfetta simbiosi e immedesimazione con i personaggi pensati da Puccini e tradotti sulla carta da Giuseppe Giocosa e Luigi Illica. Il melodramma è stato sviscerato fin nei suoi significati più profondi e nascosti. L’attenta analisi ha spinto il regista ad introdurre nuove figure inedite, in modo da dare corpo al dissidio tra sacro e profano, che costella tutta l’opera: un gruppo di angeli, voce delle coscienze dei protagonisti; una Madonna ammantata di bianco, punto di riferimento imprescindibile di Tosca.
Le prove sono blindate. Mistero assoluto sul terzo atto. Il finale si conoscerà solo tra cinque giorni. Per chi non riuscirà ad assistere alla prima, può scegliere tra quattro repliche: 4, 7, 11 e 14 agosto.

La lirica a Montecassiano
Nell’ambito di Terra di Teatri Festival, mercoledì 3 agosto si terrà, a cura di Sferisterio Macerata Opera, un concerto lirico-sinfonico nella Piazza G. Leopardi di Montecassiano con la partecipazione dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana diretta dal Maestro Enrico Reggioli e dei cantanti Francesco Zingariello, Silvano Paolillo, Ida Maria Turri, Selma Pasternak, Gerardo Spinelli. Alla serata parteciperanno anche il Coro “P. Giorni” diretto dal M°Bracalenti e il Coro della Cappella del Duomo di Fermo diretto da Don Marucci. Saranno eseguiti brani di Bizet, Vivaldi, Bellini, Donizetti e Verdi. L’ingresso alla manifestazione è gratuito. Per la prenotazione dei posti rivolgersi alla Pro Loco di Montecassiano, tel. 0733. 290141, dal 25/7 al 2/8 (ore 18-20).
La promozione che l’Associazione Arena Sferisterio sta facendo sul territorio in collaborazione con la Provincia di Macerata, nel quadro di Terra di Teatri Festival sta riscotendo un successo crescente. Ne è dimostrazione il concerto lirico, che si è tenuto domenica 17 luglio nella piazza della Libertà di Pollenza con i cantanti dei vari cast delle opere presenti nel Cartellone 2005: il soprano Selma Patsernak, i tenori Saverio Fiore e Francesco Zingariello e il baritono Domenico Colaianni. Alla presenza di un folto pubblico sono stati eseguiti brani di Mozart, Donizetti, Puccini, Cilea, Ernesto De Curtis e Francesco Paolo Tosti.
Un volo d’angeli per Tosca. Il dissidio tra sacro e profano secondo Antonio Latella.
Trasparenza è la parola chiave. Come il pavimento di vetri rotti, simbolo di fragilità e dolore, sul quale si muove la protagonista. Debutta domenica 31 luglio la “Tosca”, terzo titolo in cartellone per la 41ª Stagione Lirica.
Antonio Latella, personalità di primo piano del teatro di prosa italiano, traduce sulla scena la dialettica tra sacro e profano dell’opera attorniando l’eroina di dodici angeli-danzatori. Ognuno di loro commenta l’azione drammatica, secondo la propria personalità, diversamente da come accade in un coro greco, nel quale le risposte sono date tutte ad una sola voce.
Nell’affrontare la regia di quest’opera, è rimasto affascinato dallo sguardo di Tosca, tanto da scrivere “Uno sguardo dell’anima, che nella trasparenza delle sue note riflette l’indicibile, ciò che non può essere detto, incluso il rinnegare Dio per amore”. Tosca, con lo sguardo intenso dei suoi occhi neri, s’interroga sulla poesia, l’arte, la musica, l’amore e crede di conoscere la “verità”. Ma, alla fine, scopre che a vincere è la menzogna. “Per noi spettatori increduli – sottolinea Latella – resta la domanda: “Verità o finzione?” e cerchiamo di essere ancora innamorati della vita che ci ha dato la musica per sentirci così vicini agli Dei. E quel salto nell’infinito, che compie Tosca, è la Donna che partorisce amore…è conoscenza. E’ volo degli Angeli”.
“Tosca” occupa un posto del tutto particolare nell’ambito del teatro pucciniano, al quale alcuni amano apporre l’etichetta di rappresentazione del mondo piccolo borghese. Al di là delle etichettature, con questa opera ci troviamo di fronte ad una partitura perfetta, che nasce in assoluta simbiosi con il libretto scritto da Luigi Illica e Giuseppe Giocosa, che è, per certi versi, superiore all’originale di Sardou. Puccini supera i luoghi comuni della passionalità e del sentimentalismo per costruire l’opera-chiave di tutto il suo mondo artistico-stilistico. Il melodramma si fonda sull’antagonismo etico fra la coppia dei due amanti e la “sublime” malvagità di Scarpia, che assurge a una dimensione del male unica in tutto il repertorio pucciniano, tanto da sfiorare la dimensione dell’epica. Momento cruciale di questa visione è il Te Deum, che si trasforma in una specie di “messa nera” dove la libido possente di Scarpia si proietta sullo scenario di Sant’ Andrea della Valle. La carnalità si mescola con il sacro in una dimensione del proibito inusitata in Puccini.
Altro elemento fondamentale è la morte dei due protagonisti che si coniuga in Cavaradossi con la “disperazione” (dopo il breve inserto eroico del “Vittoria! Vittoria!” nel secondo atto), mentre Tosca vive la propria morte in una dimensione eroica, coerente fino al termine con la statura del suo personaggio.
Antonio Latella ha incrociato per la prima volta l’opera lirica nel 2004 avendo curato le regie dell’Orfeo di Monteverdi e dell’Orfeo e Euridice di Gluck. Egli rappresenta quella ventata di novità che arriva da una generazione di interpreti teatrali che rispondono al nome di Juri Ferrini, Arturo Cirillo, Serena Senigallia, Emma Dante. Dopo aver frequentato la scuola del Teatro Stabile di Torino e la Bottega teatrale di Vittorio Gassman e aver lavorato per un paio d’anni come attore, ha esordito nella regia con Favola nera,tratto da Jean Genet ed Agata di Marguerite Dusas. Ha, quindi, iniziato la lunga serie di riletture delle opere di Shakespeare con un approccio originale e innovativo alle forme più classiche del teatro moderno. Nel 2004 è ritornato al teatro classico con Eduardo II di Marlowe. Successivamente, ha completato la trilogia pasoliniana con l’opera postuma Bestia di stile. Vincitore del premio Ubu 2001 per il progetto Shakespeare, dei Premi Coppola e Girulà , del Premio Vittorio Gassman nel 2004 come migliore artista dell’anno, Latella considera la regia di uno spettacolo come l’incontro di “un autore e gli attori”, a cui si aggiunge “una persona che guarda, che cerca le condizioni, che sviluppa il lavoro: il regista. La regia è un incontro e uno scambio”.
Treno della lirica: una vagonata di giornalisti
Il diretto Pescara–Sferisterio è pronto a girare a pieno regime. Per la seconda del Don Carlo, in scena domenica 24 luglio, il “Treno della lirica” porterà nel tempio maceratese del melodramma una decina di rappresentanti delle maggiori testate regionali abruzzesi. Tra loro, anche il caporedattore de Il Centro.
Gli ospiti viaggeranno a bordo dell’ultimo modello del parco macchine di Trenitalia, il “Minuetto”, un destino evidentemente segnato dal nome. Costruito dalla Alstom in versione elettrica e diesel e concepito stilisticamente da Giugiaro, introduce un nuovo modo di viaggiare nel trasporto di media capacità, al quale assicura competitività ed elevate prestazioni in termini di velocità, comfort e utilizzo degli spazi interni. L’estetica esterna di “Minuetto” è caratterizzata da una testata aerodinamica, mentre la scelta operata per gli interni propone un convoglio completamente visibile con effetto open space. I nuovi treni potranno trasportare fino a 345 viaggiatori, con una velocità massima di 130 km/h per la versione diesel, e sostituiranno gradualmente i vecchi convogli, con l’obiettivo di garantire – sulle tratte secondarie come sulle principali – elevati livelli di comfort e di prestazioni.
Un pianale ribassato per consentire un comodo accesso a persone con ridotta mobilità, zone attrezzate per carrozzelle, insieme a impianti di condizionamento e di insonorizzazione e a sedili ergonomici, sono alcune delle principali caratteristiche del nuovo convoglio. Inoltre, una serie di dispositivi innovativi: tutte le vetture saranno infatti dotate di sistema di videosorveglianza, di informazione al pubblico (impianti di sonorizzazione, display luminosi interni ed esterni), nonché prese per alimentazione a 220 volt per la ricarica dei computer.
Per salire a bordo del “Treno della lirica”, la quota individuale parte da 78 euro (per un posto nel settore B) e comprende: viaggio in treno a/r in vetture climatizzate ed assistenza durante il viaggio, trasferimenti in pullman dalla stazione di Macerata al centro città e dallo Sferisterio alla stazione, cena presso la sede della Filarmonica, biglietto d’ingresso allo spettacolo, assicurazione sanitaria.
Dopo 35 anni, Andrea Chénier. L’inconfondibile tocco di Pier Luigi Pizzi
Un doppio evento. Il ritorno allo Sferisterio, dopo 35 anni, di Andrea Chénier. L’arguzia del regista Pier Luigi Pizzi per la prima volta a confronto con un’opera verista.
Sabato 23 luglio va in scena la prima del capolavoro di Umberto Giordano (1867-1948), che è stato uno dei compositori più rappresentativi del primo Novecento musicale italiano con alcune opere di successo ( Fedora, 1898; Madame Sans-Gene, 1915; La cena delle beffe, composta nel 1924 su libretto di Gioacchino Forzano, tratto dal celebre dramma di Sem Benelli). La sua opera più popolare resta, comunque, Andrea Chénier, composta nel 1896 su libretto originale di Luigi Illica, un dramma storico amato non solo da un vasto pubblico, ma da alcuni grandi tenori che hanno legato ad esso la loro fama, in particolare marchigiani Beniamino Gigli e Franco Corelli, Gianni Lauri Volpi e Mario Del Monaco.
La vicenda è costruita intorno al personaggio storico di Andrea Chénier, il maggiore poeta neoclassico del secondo Settecento francese. Formatosi nei circoli illuministici, egli aveva aderito alla Rivoluzione, militando nel partito moderato sostenitore della monarchia costituzionale. Per aver criticato duramente e condannato gli eccessi commessi durante il periodo del Terrore, egli venne condannato e giustiziato nel 1794, poco prima che fosse abbattuto Robespierre e il suo governo.
Il libretto di Illica, che tratta soprattutto il tema dell’amore fra Andrea Chénier e Maddalena di Coigny, sposa dal punto di vista politico la tesi della Rivoluzione che “divora” i suoi figli migliori, tanto che il rivoluzionario Gerard grida di fronte al tribunale che sta giudicando Chénier “La tua Giustizia ha nome Tirannia/L’amore della patria?!…No, è un orgia/ di sangue e di vendette/…La patria è là/ove si muore con la spada in pugno!/Non qui ove le uccidi i suoi poeti!”. Nell’opera, accanto a personaggi di fantasia, sono citati personaggi storici come Robespierre, Marat, Barras e Demouriez, il pubblico accusatore Antoine Fouquier-Tinville e Dumas, presidente del Tribunale rivoluzionario. Nella partitura si possono inoltre individuare alcune citazioni di celebri canti rivoluzionari come la Marsigliese, il ça ira e la Carmagnola.
Al di là del contesto storico e dei suoi risvolti politici, la vicenda resta tuttavia incentrata sulla storia d’amore dei due protagonisti, uniti da un sentimento che va oltre la morte e che coinvolge anche l’antagonista Gerard preso in un groviglio di amore e odio, gelosia e generosità. La popolarità di questo melodramma è stata infine determinata da alcune celebri romanze come Son sennt’anni, o vecchio, Un dì nell’azzurro spazio, Credo ad una possanza arcana, La mamma morta, Nemico della patria, Sì, fui soldato e Come un bel dì di maggio.
L’opera sarà diretta dal Maestro Pier Giorgio Morandi e sarà interpretata, nei tre ruoli principali, dai tenori Marcello Giordani e Steven Harrison, dal soprano Raffaella Angeletti e dal baritono Marco Di Felice.
La regia, le scene e i costumi sono di Pier Luigi Pizzi, che ritorna allo Sferisterio dopo il successo riportato nelle stagione precedente con Les contes d’Hoffmann e in apertura della presente stagione con le due opere Le bel indifférent e Les Mamelles de Tirésias. Affermato interprete dell’opera barocca e del melodramma romantico, Pizzi affronta per la prima volta quest’opera di area verista, accettando la sfida artistica di produrre uno spettacolo di grande spessore, nonostante le ristrettezze economiche imposte dalla difficile situazione economica.
Il maestro darà a di quest’opera una sua particolare “lettura”, come si può desumere da questa intervista rilasciata poco prima di iniziare l’ultimo turno di prove sul palcoscenico dello Sferisterio. L’orario d’inizio degli spettacoli è alle 21.30. Repliche il 5, 10 e 12 agosto.
“El Cimarrón”, evento d’eccezione al Ravello Festival
Le produzioni di Macerata Opera continuano a stupire. In questo caso a rimanere incantato è stato il pubblico del Ravello Festival, che domenica scorsa ha potuto godere la versione di “El cimarròn”, prodotta da Henning Brockhaus per la stagione lirica 2003 allo Sferisterio. Il recital musicale di Hans Werner Henze ha ripreso la messinscena già applaudita a Macerata. L’azione si è, infatti, sotto un tendone da circo allestito in un tendone vicino al parcheggio del Duomo della città. Il pubblico anche questa volta si è seduto su grandi pietre sparse su un suolo ricoperto di sabbia. Lo spettacolo si adattava alla perfezione al tema portante scelto dal festival per quest’anno, il contrasto. Alla base stessa della composizione dell’opera ci sono molteplici binomi di opposti: bianco-nero, libertà-schiavitù, mondo contadino e mondo delle macchine, musica colta e musica etnica, Europa e America, musica scritta e musica improvvisata.
Alla rappresentazione doveva essere presente lo stesso Henze, che è profondamente legato alla Camapania, in particolare a Napoli e Ischia dove ha trascorso molti anni importanti della sua vita. Purtroppo, però, una banale incidente domestico lo ha costretto a mancare all’appuntamento.

Costantino non sarà più “Le bel indifférent”
Costantino Vitagliano ha dovuto rinunciare al ruolo affidatogli ne Le bel indifférent, a causa di alcune clausole contrattuali che non gli consentono di assolvere a determinate esigenze sceniche previste dalla regia per l’interpretazione del personaggio. A testimoniare la sua simpatia nei confronti di Sferisterio Macerata Opera, Costantino sarà tuttavia presente alla serata inaugurale della 41^ Stagione lirica, che avrà luogo il 15 luglio p.v. al Teatro Lauro Rossi.
Al suo posto è stato chiamato Danilo Fernandez, attore-mimo di nazionalità uruguaiana, che calca le scene italiane dal 1985. Laureato in Arte drammatica all’Università di Montevideo e diplomato alla scuola del Piccolo Teatro di Milano, Fernandez ha lavorato in diverse occasioni con il regista Pier Luigi Pizzi, interpretando fra l’altro il personaggio di Nettuno nell’Idomeneo re di Creta di Mozart, che ha inaugurato nel 2001 la prima Stagione lirica del Teatro delle Muse di Ancona.
