Tosca: non si è inteso offendere alcun sentimento religioso

In merito alla sollecitazione della Curia che in un comunicato, utilizzando pochissime parole, così si esprime: “Portavoce di tanti reclami sollecitiamo il rispetto dei valori cristiani patrimonio della nostra città, Macerata Civitas Mariae”, l’Associazione Sferisterio ritiene necessarie alcune precisazioni, pur valutando che il contenuto della stessa lettera della Diocesi non intende né stroncare l’opera, né lanciare alcuna scomunica.
Con la messa in scena dell’Opera Tosca non si è inteso offendere alcun sentimento religioso, come ha più volte dichiarato lo stesso regista Latella, che al contrario ha voluto sottolineare il fortissimo legame esistente tra il sacro e il religioso in tutta l’opera, nonché la particolare devozione di Tosca nei confronti della Vergine.
Lo Sferisterio ancora una volta è in linea con la sua tradizione che tende a sperimentare nuove letture del melodramma e nello stesso tempo difendere la libertà di qualsiasi forma di espressione artistica, augurandosi che questi principi non vengano messi in discussione nel nostro Paese da infondate forme di paura.
Per quello che riguarda le opere messe in scena, siamo convinti che ci si rivolge al pubblico cercando di offrire spettacoli interessanti e di qualità. Nello stesso tempo è giusto che parte del pubblico possa manifestare il suo dissenso. Nel caso di Tosca, infatti, il pubblico si è diviso, anche se i giudizi positivi sono stati certamente superiori ai dissensi, che questa volta si sono dimostrati con qualche clamore e in parte sottolineati con eccessiva enfasi.

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Cambio di tenore per Andrea Chénier: Piero Giuliacci subentra a Marcello Giordani

Andrea Chénier, il protagonista che dà il titolo all’opera di Umberto Giordano, questa sera sarà interpretato da Piero Giuliacci e non da Marcello Giordani, che per un’indisposizione non potrà calcare il palco dello Sferisterio.
Dopo aver vinto i concorsi “Battistini”, “Del Monaco” e “Puccini Foundation “, Giuliacci viene invitato per Adriana Lecouvreur al Comunale di Bologna, Roma, Piacenza, Parma e Palermo. Interpreta : “Un Ballo in Maschera” a Salzburg, Klagenfurt e Cape Town; “La Bohème” a New York (Westchester Center) e Seoul; “Aida” a Madrid, Pamplona, Zurigo, Shanghai, Grand Rapids; “Turandot” a Palm Beach, Copenhagen, Torre del Lago, Avanches; “Don Carlos” a Palm Beach; “Il Trovatore” in Brasile, a Praga e a Sofia. A Parma ha interpretato con successo la versione in lingua italiana del Lohengrin, a Ravenna e Livorno “Ernani”, a Palm Beach “Rigoletto”. Il 2001 vede Piero Giuliacci interprete nuovamente de Il Trovatore, Norma, Aida. Ha tenuto inoltre un concerto al T. Marinski di San Pietroburgo. Ha cantato poi Otello a Sassari.
   

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Il Requiem di Mozart incanta centinaia di persone

Autentico entusiasmo ha sollevato il Requiem di Mozart eseguito martedì sera all’Abbadia di Fiastra. Centinaia di persone sono accorse ad assistere al concerto organizzato da Sferisterio Macerata Opera in collaborazione con Terra dei teatri. Per non lasciare in piedi i ritardatari, è stato allestito anche un maxi schermo nel piazzale antistante la chiesa.
Ottima la prestazione dell’Orchestra filarmonica marchigiana, che sotto la direzione rigorosa ed entusiasta di David Crescenzi, dopo appena una settimana di prove al Teatro Lauro Rossi ha fatto rivivere tutta l’energia e la suggestione della celebre incompiuta del compositore austriaco. Non è stato da meno il Coro lirico marchigiano “Vincenzo Bellini”, punteggiato con maestria dal quartetto di solisti: il soprano Selma Pasternak, il mezzo-soprano Ida Maria Turri, il tenore Massimiliano Luciani e il basso Ugo Gagliardo.
«Poiché la morte è l’ultimo, vero fine della nostra vita, da qualche anno sono entrato in tanta familiarità con quest’amica sincera e carissima dell’uomo, che la sua immagine non solo non ha per me più nulla di terrificante, ma mi appare addirittura molto tranquillizzante e consolante! E ringrazio il mio Dio di avermi concesso la fortuna di avere l’opportunità di riconoscere in essa la chiave della nostra felicità. Non vado mai a letto senza pensare che l’indomani forse non ci sarò più. Eppure nessuno fra tutti coloro che mi conoscono potrà dire che in compagnia io sia triste o di cattivo umore. E di questa fortuna ringrazio ogni giorno il mio Creatore e l’auguro di tutto cuore ad ognuno dei miei simili».
È in questo passo, tratto dall’ultima lettera scritta da Mozart al padre morente il 4 aprile 1787, quattro anni prima della propria morte, che si racchiude il senso e la grandezza della parabola creativa del sommo compositore austriaco nell’ambito della musica sacra, culminante nell’incompiuto Requiem in re min. K. 626: in questo elevarsi al di sopra della vita terrena, accettandone serenamente la fine come una «chiave» che apre il passaggio alla felicità eterna e, nel contempo, continuando ad amarla, a viverla appieno con buonumore, per condividerla con gli altri come un dono prezioso ricevuto dalla Grazia.
Mozart era cristiano cattolico. Questo con buona pace di coloro che, sin dall’epoca romantica, hanno voluto vedere quasi esclusivamente nella sua figura il prototipo del genio “maledetto” che, infiammato dagli ideali di libertà e di autoaffermazione dell’illuminismo laico, tenta di ribellarsi alle credenze e alle convenzioni comuni della sua epoca cadendo alla fine vittima dell’incomprensione umana, se non, addirittura, della punizione divina per aver troppo osato – punizione tradottasi nell’incompiutezza, per morte sopraggiunta, della sua ultima opera, una messa funebre “in memoria di se stesso”.
Mozart era cristiano cattolico. Lo dimostrano abbondantemente l’epistolario, i documenti biografici e soprattutto le opere, massimamente quelle sacre. Ma il suo era un cattolicesimo vissuto nell’interiorità, con intelligenza e spirito critico pur nel rispetto della tradizione, e di respiro tanto largo da abbracciare, con un traboccante senso di pietà umana, l’esperienza della vita nella sua totalità, dall’entusiasmo per i piaceri terreni all’insoddisfazione del mondo, con il suo carico di noia, dolore, tenebre. Un cattolicesimo di matrice universalistica che non gli impedì di accogliere, verso la fine della vita, gli ideali della massoneria, condividendone soprattutto i fondamenti morali della virtù individuale e della fratellanza, come mostra chiaramente, nel passo citato, l’augurio che Mozart esprime verso i propri simili perché anch’essi possano godere della grazia che Dio gli ha concesso.
      

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Il fascino notturno di “Andrea Chénier”

Domani sera alle 21.30 il sipario ideale dello Sferisterio si riapre con l’Andrea Chénier. La più celebre e rappresentata opera di Umberto Giordano, composta nel 1896 su libretto originale di Luigi Illica, continua ad esercitare il suo fascino anche sul pubblico dello Sferisterio di Macerata, grazie all’originale ed elegante regia di Pier Luigi Pizzi, all’intensa direzione del M° Pier Giorgio Moranti, al valore dei protagonisti Marcello Giordani e Raffaella Angeletti. Inoltre ha riscosso un particolare successo personale il giovane baritono Marco Di Felice per la passionalità espressa con il personaggio di Gérard e la grande potenza di mezzi vocali.
Il maestro Pier Luigi Pizzi, pur lasciando scorrere il tema politico di fondo che anima la vicenda (la tesi che la Rivoluzione “divora” i suoi figli migliori) ha prosciugato la vicenda all’essenziale, puntando soprattutto sui sentimenti di amore e odio, gelosia e nobiltà d’animo che animano i tre protagonisti dell’opera (Andrea, Maddalena e Gérard) e presentando una “lettura” di tipo quasi intimista caratterizzata da un clima notturno realizzato dalle belle luci di Sergio Rossi.
Questa opera, che ha sempre esercitato un grande fascino su prestigiosi tenori come i marchigiani Beniamino Gigli e Franco Corelli, a cui si aggiungono Gianni Lauri Volpi, Mario Del Monaco e Placido Domingo, deve la propria popolarità ad alcune celebri arie come Son Sessant’anni o vecchio che tu servi, Un dì nell’azzurro spazio, Nemico della patria, La mamma morta, Sì, fui soldato, Come un bel dì di maggio, Accanto a te s’acquieta.
L’opera Andrea Chénier è stata rappresentata allo Sferisterio una sola volta nel 1970 con un cast d’eccezione formato da Gastone Limarilli (Andrea Chénier), Corneil Mc Neil (Carlo Gérard) e Luisa Maragliano (Maddalena di Coigny). La direzione dell’orchestra era affidata al M° Umberto Cattini, mentre la regia era di Enrico Frigerio.
      

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Il “tutto esaurito” cancellato dalla pioggia

A causa del mal tempo, è stata annullata la rappresentazione della Tosca, che si sarebbe dovuta tenere ieri sera allo Sferisterio e che aveva registrato il tutto esaurito. La direzione artistico-organizzativa ha atteso fino alle 22.30 prima di prendere l’inevitabile decisione, anche se proprio in quel momento il tempo sembrava rimettersi. La pioggia caduta copiosa per tutto il pomeriggio e buona parte della serata ha, infatti, reso inservibile la platea. Il fango, il freddo e l’estrema umidità avrebbero, infatti, costituito un disagio eccessivo per il pubblico. Inoltre, l’acqua rendeva difficoltoso l’allestimento della particolare scenografia ideata da Emanuela Pischedda, composta da quasi ottomila bicchieri di vetro, e l’esecuzione delle coreografie curate da Deda Colonna.
Il rimborso dei biglietti deve essere richiesto entro cinque giorni dalla data di annullamento. E’ anche possibile cambiare il proprio biglietto con uno valido per le prossime due date della Tosca, giovedì 11 e domenica 14 agosto. Chi non dovesse trovare un posto equivalente a quello richiesto in origine, ha diritto a ricevere la differenza sul prezzo. La terza possibilità è quella di acquistare il biglietto per una delle altre opere in cartellone, Andrea Chénier, 10 e 12 agosto, e Don Carlo, 11 e 14 agosto, con uno sconto del 10 per cento. Gli interessati devono rivolgersi direttamente alla Biglietteria dei teatri in piazza Mazzini (tel. 0733/230735).
   

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Lo Sferisterio guarda all’estero

Si allarga la rete di contatti esteri di “Sferisterio Macerata Opera”. Ieri sera tra il pubblico venuto ad assistere alla replica di “Andrea Chénier” era seduto anche Antonio Moral, che dallo scorso marzo è stato nominato direttore artistico del Teatro Real di Madrid. Accompagnato dalla moglie, Moral è stato presentato allo staff artistico-organizzativo dello Sferisterio da un cicerone d’eccezione, il regista e suo amico Pier Luigi Pizzi. Già alcune trattative informali sono state intessute nel corso della serata, preludio di rapporti che potrebbero trovare un consolidamento in una stretta collaborazione tra le due realtà teatrali, quella spagnola e quella maceratese.
Giovedì scorso, invece, alla replica della discussa Tosca di Antonio Latella ha assistito l’ambasciatore in Italia dello Shri Lanka, E. Rodney M. Perera. Sua eccellenza nell’occasione ha incontrato alcuni rappresentanti del Gus di macerata, il gruppo di volontari che si è impegnato concretamente nell’aiutare le popolazioni colpite dalla furia dello Tsunami nel dicembre dello scorso anno.
      

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Nicola Ghiuselev è “Il grande inquisitore”

Questa sera il ruolo del Grande inquisitore nel Don Carlo sarà interpretato dal basso Nicola Ghiuselev, che sostituisce Zelotes Edmund Toliver.
Nicola Ghiuselev è uno degli interpreti più significativi dell’arte melodrammatica contemporanea. Il suo straordinario talento si rivela in personaggi teatrali estremamente carismatici, che ammaliano il pubblico e attingono forza dalla recitazione intensa, brillante e autentica dell’artista. I suoi personaggi non seguono i canoni tradizionali, ma sono personalità sanguigne, poliedriche, che mantengono un continuo contatto emotivo con lo spettatore contemporaneo. Egli possiede una voce da basso-baritono con un nobile timbro fortemente individuale, che lo distingue immediatamente dagli altri. La sua voce ha la capacità di essere dolce nei momenti lirici e austera quando la tensione si intensifica. Gli straordinari acuti della sua voce, che si distinguono per la loro forza perforante, si elevano sul coro e l’orchestra. Nonostante la sua voce gradualmente rinvigorisca, ponendosi tra “i grandi”, Ghiuselev non ha mai abusato della sua forza. Il cantante subordina la propria maestria tecnica al desiderio di svelare nel modo migliore il testo dell’autore, il disegno dell’autore.
   

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Requiem di Mozart all’Abbadia di Fiastra

Una notte d’estate nel magico segno di Mozart. Martedì prossimo, 9 agosto, alle 21.15 nella secolare Abbadia di Fiastra l’Orchestra filarmonica marchigiana e il coro lirico “Vincenzo Bellini” eseguiranno il Requiem kv 626 dell’immortale compositore austriaco. Alla direzione del concerto, prodotto da Sferisterio MacerataOpera in collaborazione con Terra dei teatri, è stato chiamato David Crescenzi, in passato assistente di Alessio Vlad e allievo di Gustav Kuhn, attualmente direttore ospite principale del Teatro dell’Opera del Cairo e dell’Opera Romana di Timisoara, nonché maestro del coro presso l’Ente Lirico “Teatro Carlo Felice” di Genova. Si era già cimentato con questa composizione dirigendo l’Orchestra da Camera delle Marche nel 1999, in occasione della riapertura del Duomo di Camerino appena restaurata dai danni inflitti dal terremoto.
Le parti soliste sono state, invece, affidate ad alcuni degli artisti al momento impegnati con le produzioni della 41^ Stagione lirica allo Sferisterio: il tenore Massimiliano Luciani, che ha potuto approfondire il suo repertorio all’accademia lirica internazionale di Katia Ricciarelli con il celebre Soprano e con il Maestro Vittorio Terranova; il soprano Selma Pasternak, la quale svolge attività concertistica come solista nell’ambito lirico e nella musica sacra, seguita dai Maestri Alfredo Mariotti, Bonaldo Giaiotti, e Katia Ricciarelli; il mezzosoprano inglese Ida Maria Turri, che ha studiato canto con Isobel Wybergh poi al Royal Northern College of Music a Manchester con Caroline Crawshaw, in seguito al National Opera Studio e recentemente con Ludmilla Andrew e Katia Ricciarelli: il basso Ugo Guagliardo, diplomato in Canto lirico, con il massimo dei voti, sotto la guida di Elizabeth Smith e del Maestro Lombardini, presso il Conservatorio Statale di Musica “V. Bellini” di Palermo. L’ingresso è gratuito.
Il Requiem è l’ultima grande, geniale composizione di Wolfgang Amedeus Mozart (1756-1791). Secondo una storia collocata fra leggenda e verità la composizione sarebbe stata commissionata al compositore austriaco nel 1791 da uno sconosciuto vestito di grigio, che gli consegna una lettera di commissione per una Messa da Requiem, ordinandogli di non indagare sulla vera identità del committente. Da quel momento la salute del musicista comincia a dare segni di cedimento e Mozart crede che qualcuno lo voglia uccidere e lo stia lentamente avvelenando. Egli confida agli amici di essere ormai sicuro che la sua vita avrà fine con l’ultima nota del suo Requiem, come puntualmente si verificherà, visto che il compositore morirà in quello stesso anno.
Mozart, nonostante la malattia, scrisse di proprio pugno, l’Introitus, il Kyrie, la sequenza del Dies Irae, Tubam mirum, Rex tremendae, Recordare, Confutatis. Grazie alle indicazioni lasciate al suo discepolo Sussmayer e ai successivi ritrovamenti di manoscritti è stato possibile ricostruire Lux aeterna.ll Domine Deus, Hostias et preces tibi, il Sanctus, il Benedictus, l’Agnus Dei e il finale
Siamo di fronte ad una straordinaria composizione nella quale è difficile individuare quale peso abbiano avuto in Mozart la malattia e l’idea della morte, quale tipo di religiosità anima l’intera partitura. Questi dubbi restano ancora validi e difficilmente potranno trovare una risposa per lo allo stato attuale degli studi e delle ricerche, anche se sono stati individuati come temi dominanti dell’intera composizione l’aspirazione alla consolazione e la esaltazione della pietas. Scrive a questo proposito il grande musicologo Massimo Mila: “E’ una parola di aureo equilibrio, di raffaellesca euritmia, nella complessa armoniosità di tutte le facoltà umane che Mozart lascia dietro di sé, nella completezza armoniosa di tutte le facoltà umane, quella che Mozart lascia dietro di sé, anche se l’attenzione rivolta dalla moderna critica all’elemento doloroso e appassionato, che solca largamente l’opera sua, ha giustamente corretto l’antica immagine di un Mozart esclusivamente apollineo. In un certo modo al di fuori dell’umanità o, peggio, tutto frivole eleganze settec
   

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Tosca. Cristiano Olivieri sostituisce Alberto Jelmoni

Per le prossime due rappresentazioni Mario Cavaradossi avrà il volto e la voce di Cristiano Olivieri. Alberto Jelmoni, l’interprete ufficiale, è, infatti, costretto al riposo da una grave forma di tracheite. Nonostante l’indisposizione lo affliggesse già alla prima della Tosca, il giovane tenore aveva con coraggio affrontato ugualmente le celebri arie pucciniane. Ma la sua voce non ha retto alla sforzo estremo e, così, per le repliche del 4 e del 7 agosto salirà sul palco dello Sferisterio, appunto, Cristiano Olivieri. Diplomato in canto al conservatorio “Rossini” di Pesaro, il tenore si è perfezionato agli stage di Kraus, Kuhn, Facini e Billard. Ha un ampio repertorio sinfonico che va da Scarlatti, Monteverdi, Mozart, Rossini e Verdi fino a Puccini e Mascagni. Ha lavorato, tra gli altri, con i direttori Oren, Arming, Korsten, Kuhn, Severini, Gelmetti, Guingal, Renzetti, Humburg, Fournillier e con registi quali Vick, Montresor, De Ana, Zeffirelli e Pizzi. Intensa la sua attività concertistica, della quale si segnalano concerti per la Fondazione Puccini del Festival di Torre del Lago nel 2004 e concerti con la Bayerischer Rundfunk Orchestra in Sudamerica.
   

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Concerto lirico a Fiuminata

Sferisterio Macerata Opera ha organizzato un concerto lirico che si terrà sabato prossimo, 6 agosto, alle 18 nella suggestiva Villa Comunale “Felicioli” di Fiuminata. Il soprano Selma Pasternak, già “voce del cielo” nel Don Carlo, interpreterà alcuni celebri brani del repertorio operistico e della canzone d’autore di fine ‘800.
Accompagnata dal maestro Enrico Reggioli al pianoforte, la cantante riproporrà le più celebri arie di Donizetti, “So anch’io la virtù magica” (Don Pasquale), Bellini, “Oh, quante volte, oh quante” (Capuleti e Montecchi), Puccini, “Quando men vò” (Boheme), “Tu che di gel sei cinta” (Turandot), e “O mio babbino caro” (Gianni Schicchi), Verdi, “Caro nome” (Rigoletto) e “E’ strano…sempre libera…” (Traviata) e Bizet “Je dis que rien m’epouvante” (Carmen). Non mancheranno incursioni nel più classico repertorio napoletano con “A vucchella”, “Io te vurria vasà” e “O sole mio”. Infine, brani di Schubert, Rachmaninov e Berg.
L’evento rientra nella cerimonia d’apertura della 12^ edizione del Premio “Leonida Barboni” per la fotografia cinematografica e televisiva. Saranno premiati, per il 2005, il direttore della fotografia Mario Bernardo e il campione olimpionico di salto triplo, Giuseppe Gentile, che ha interpretato la parte di Giasone nella “Medea” di Pisolini, avendo al fianco come straordinaria protagonista la “divina” Maria Callas.

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