Il doppio volto di Cavalleria e Pagliacci

17 Luglio 2015

Allo Sferisterio il dittico verista firmato dal regista italo-sudafricano Alessandro Talevi in un’ambientazione Liberty. Sul podio Christopher Franklin; Anna Pirozzi e Rafael Dávila nei ruoli di Santuzza/Nedda e Turiddu/Canio.

Domani, sabato 18 luglio alle ore 21 va in scena allo Sferisterio la nuova produzione del Macerata Opera Festival del dittico Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni e Pagliacci di Ruggero Leoncavallo. Il nuovo allestimento è a firma del regista italo-sudafricano Alessandro Talevi, al debutto allo Sferisterio. Con Talevi hanno collaborato Madelein Boyd alla scenografia, Manuel Pedretti ai costumi e Alessandro Verazzi alle luci. 

Sul podio a dirigere l’Orchestra Filarmonica Marchigiana Christopher Franklin, già apprezzato a Macerata nel 2013, in Sogni di una notte di mezza estate, con Lella Costa. Anna Pirozzi e Rafael Dávila vestono i panni dei protagonisti delle due opere. Completano il cast Alberto Gazale, Chiara Fracasso, Elisabetta Martorana, Marco Caria, Pietro Adaini, Giorgio Caoduro, Andrea Cutrini, Francesco Solinas. Sul palco anche il Coro Lirico “V. Bellini” e i Pueri Cantores “D. Zamberletti”.

 È l’Italia vista da un figlio di italiani emigrati in Sudafrica quella che Alessandro Talevi porta in scena con Cavalleria e Pagliacci, quella idealizzata e immaginata dai racconti, delle storie dei genitori. La stessa immagine da cartolina, da sogno che spesso accompagna il pensiero che dell’Italia hanno gli stranieri, luogo di bellezza, di arte, d’idillio e felicità. Ma la bellezza, l’armonia e il folklore si scontrano con quelle che sono le storie reali, i drammi e i dolori di uomini, donne, nella vita di tutti i giorni. “Come dice il narratore del Prologo di Pagliacci, ha cercato di dipingere uno squarcio di vita – dice Talevi – Questo vuol dire un brutale e sensuale ‘triangolo d’amore’ tra due amanti (tenore/soprano) e un povero disdegnato (il baritono) che finisce con uccidere uno (o due in Pagliacci) degli amanti”.

È questa la doppia chiave che Talevi usa per mettere in scena i due titoli veristi: il contrasto tra l’immagine esotica, idilliaca del Sud immaginato negli ambienti borghesi di fine Ottocento e inizi Novecento del Nord Italia e d’Europa, e la durezza della vita reale di quel mondo contadino fatto di riti arcaici, di drammi e disperazione. Il doppio volto del verismo, secondo Talevi, che sceglie allora di raccontare quel mondo all’interno di una scena Liberty, un grande cerchio, ambientazione cristallizzata, trionfo di immobilità e centro greco entro cui l’azione il dolore prendono forma attraverso le vicende narrate e se in Pagliacci lo spettacolo nello spettacolo assume ancora di più i toni del grottesco nella scelta dei costumi, da questo cerchio/mondo ideale in Cavalleria è estromessa la donna, la traditrice, la fedigrafa Santuzza. Talevi ferma il tempo come in un quadro. La balaustra decorata al centro della scenografia è il filtro per il dolore che traspare dalle due opere.

 Sul palco protagonista nei ruoli di Santuzza e Nedda è Anna Pirozzi. Il soprano debutta al Macerata Opera Festival nel pieno della sua maturità: a questa prova, seguiranno i debutti nell’Aida diretta da Noseda al Teatro Regio di Torino e, a inizio 2016, il debutto al Teatro alla Scala di Milano, nella parte di Lucrezia Contarini ne I due Foscari. Soprano versatile ed espressivo, voce rivelazione del Festival di Salisburgo nel 2013, dove si è esibita in Nabucco diretta da Riccardo Muti, il suo repertorio spazia dalla parte di Amelia in Un ballo in maschera, debuttata al Teatro Regio di Torino, a Tosca, Leonora nel Trovatore, la Contessa nelle Nozze di Figaro e Desdemona nell’Otello di G. Verdi

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