Rigoletto e Canio a volto scoperto. Domani chiusura con Francesco Micheli

09 Agosto 2015

Macerata 8 luglio. Cosa tenta di nascondere il pagliaccio dietro alla farina che si sparge in volto prima di entrare in scena? Lucrezia Ercoli, autrice del volume La filosofia dell’umorismo, “spoglia” i due personaggi figure simbolo di duplicità, costretti dal ruolo che rivestono a ridere e a far ridere, nell’appuntamento odierno degli Aperitivi Culturali.

Rigoletto e Pagliacci mostrano la crudeltà e la sofferenza nascoste dietro alla maschera che questi artisti e saltimbanchi frappongono tra loro e il pubblico. «Ridere è una funzione sociale fondamentale che esorcizza qualcosa che non vogliamo vedere – afferma la direttrice artistica di Popsophia – . Il pagliaccio diventa metafora della vita umana e dell’esistenza. Una lotta tra la forma perfetta e l’informe materia di cui siamo composti, ma diventa sempre di più una figura simbolica non soltanto dell’esistenza in genere, ma dell’artista».

Ercoli parla di «anestesia momentanea del cuore» quella che Bergson descriveva come indispensabile al comico per poter provocare il riso, la necessità di non lasciarsi coinvolgere emotivamente dalla scena.

L’attore ad un certo punto però vuole togliersi il trucco per confessarsi, l’atto più profondo e autentico che si possa offrire al pubblico, incarnando ora una figura più complessa. Colui che ha bisogno della platea in questo momento toglie la maschera per essere autenticamente compreso, cosa che spesso non accade. Ed è un po’ quello che viene mostrato nel finale dell’opera di Leoncavallo, dove gli spettatori, quelli sul palco, non capendo di assistere al vero, continuano a ridere fino al tragico epilogo.

Domani, domenica 9 agosto, alle 12 presso gli Antichi Forni appuntamento di chiusura, con l’intervento del direttore artistico Francesco Micheli. Gli Aperitivi Culturali sono organizzati dall’Associazione Sferisterio Cultura e curati da Cinzia Maroni.

L’aperitivo del giorno è stato offerto da Cose di Tè.

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