Un flauto, un carillon,
 un elisir... e la ricerca della felicità

Cosa accomuna fra loro due opere così diverse come Il flauto magico di Mozart e L’elisir d’amore di Donizetti? La spasmodica ricerca della felicità e dell’amore da parte dei rispettivi protagonisti, e l’umanissimo bisogno, da parte di ciascuno di loro, di “magici” sostegni: due strumenti musicali e una pozione.

Nel Flauto magico Tamino s’innamora di Pamina, figlia della malvagia Regina della Notte, e a causa di questo amore mette in discussione sé stesso e la propria vita, al punto da percepire come irrinunciabile il proprio ingresso nel regno degli iniziati.
Ci riuscirà, grazie anche all’apporto di Pamina, al suo fianco nel momento decisivo della prova finale, e del suo flauto fatato, dispensatore di quella magia, ben più alta dello strumento in sé, che è la musica.
Il sempliciotto Papageno si accontenterà invece di poco: «di dormire, mangiare e bere; e se fosse mai possibile, di una bella ragazzina…», che troverà grazie alle virtù magiche di un carillon.

Nell’Elisir d’amore Nemorino ama la bella Adina ma manca di fiducia in se stesso. La conquisterà, alla fine, grazie a un po’ di fortuna e all’intruglio di un simpatico imbroglione: quel dottor Dulcamara che prima ancora di essere l’artefice di un mirabile elisir (che in realtà è vino di Bordeaux), è l’inconsapevole elargitore di ciò che oggi chiameremmo… “sostegno psicologico”.

A teatro con i ragazzi delle scuole secondarie della provincia di Macerata!

Chi è Fabio Sartorelli?

Fabio Sartorelli insegna Storia della musica al Conservatorio “G. Verdi” di Como e Guida all’ascolto dell’opera lirica e del balletto all’Accademia del Teatro alla Scala di Milano, dove tiene anche corsi e lezioni in collaborazione con l’Università Bocconi di Milano, come al Piccolo Teatro e per l’Università Ca’ Foscari di Venezia. È stato ed è tuttora invitato a parlare di opera e balletto dalle maggiori istituzioni italiane e straniere: Fondazione Petruzzelli di Bari, Teatro alla Scala di Milano, Teatro Nazionale dell’Opera di Bucarest, Fondazione Arena di Verona, Milano per la Scala (a Palazzo Clerici), Fondazione Bracco (nel teatrino di Palazzo Visconti), Museo del Novecento, Festival di musica da camera di Mantova, Auditorium Toscanini di Parma, Università degli Studi di Padova ecc..

Per i primi dieci anni di vita dell’Accademia del Teatro alla Scala ha curato i testi di un volume commemorativo edito da Mondadori e, fra il 2012 e il 2013, di due cataloghi dedicati rispettivamente ai costumi delle opere di Puccini e Verdi per la Fondazione Bracco di Milano. Nel dicembre 2014 è uscito il volume Giorgio Strehler, un uomo per Milano, un teatro per l’Europa con suoi contributi, di Alberto Bentoglio e Maurizio Porro, critico cinematografico del Corriere della Sera. Dal mese di febbraio 2016 ha tenuto regolarmente delle conversazioni presso il Museo teatrale alla Scala nell’ambito dell’iniziativa intitolata Che spettacolo di museo, riguardante le opere in cartellone nel teatro stesso, con la partecipazione di giovani attori del Piccolo Teatro di Milano.

È da quasi vent’anni direttore artistico di un’importante stagione concertistica. Ha studiato composizione e si è diplomato in pianoforte al Conservatorio di Milano. È laureato con lode in musicologia all’Università degli studi di Bologna.

E per scoprire di più sulla Traviata...

La traviata è un’opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave.
È basata su La signora delle camelie, opera teatrale di Alexandre Dumas, che lo stesso autore trasse dal suo precedente omonimo romanzo.

La reazione della gente che vede l’opera per la prima volta è molto drammatica, o l’amano o la detestano. E se l’amano, l’amano per sempre. 
Pretty Woman (1990)

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