L’elisir d’amore
Lui si chiama Nemorino (un sacco di ormoni, poco cervello ma tanto cuore), lei Adina (scaltra e seducente ma, in fin dei conti, di animo gentile), l’altro Belcore (uno sbruffone dai modi bruschi) e l’altro ancora Dulcamara (un autentico imbroglione ma incapace di far del male): sono loro – osservati da un coro ora scanzonato ora pettegolo – gli ingredienti di una delle commedie musicali più tenere e leggiadre dell’intera storia della musica, coi versi di Felice Romani intonati dalla penna magistrale e fulminea di Gaetano Donizetti, lui sì capace di distillare un elisir che riesce a commuovere (“Una furtiva lagrima”), innamorare (“Quanto è bella, quanto è cara”) e divertire (“Udite, udite, o rustici”) da quasi due secoli non solo chi sta in scena ma anche chi assiste allo spettacolo.