Don Giovanni di Mozart, L’elisir d’amore di Donizetti e La traviata di Verdi sono tre opere italiane che possono intrattenere un rapporto speciale con lo Sferisterio, Macerata e il suo territorio: sono tre opere che si caratterizzano per la delicatezza e la freschezza della scrittura, tali da collaudare per l’ennesima volta l’ampio ma intenso spazio sonoro dello Sferisterio; sono tre dichiarazioni di “assuefazione” nei confronti del teatro d’opera – La mia droga si chiama opera è il titolo dell’anno – anche perché contengono fra i loro brani più celebri e fra gli elementi di snodo della drammaturgia il vino, sostanza inebriante e rivelatrice che, proprio a Macerata e nelle Marche, si sta dimostrando valido alleato dell’opera attraverso l’ampio e convinto legame con il territorio e con le vigne e le cantine che ne illustrano l’anima più autentica.
Sono infine tre opere che, per caratteristiche, difficoltà e implicazioni, sono ideali per mettere in moto la grande e armoniosa macchina dello Sferisterio, fatta dai tanti professionisti che anno dopo anno ne decretano il successo come forma di spettacolo basata sì sui protagonisti vocali ma, in fondo, “opera organica” che si realizza attraverso un contributo operativo e creativo autenticamente plurale.